Pomodori, fichi e bike

Stregato definitivamente dal docufilm di Jovanotti, e prigioniero di un immobilismo forzato, decido di trasformare la mia MTB per intraprendere il mio primo viaggio in Italia, fatto di fatica e di libertà.

Il viaggio, secondo me inizia nel momento stesso in cui decidi di fare il primo passo verso un mondo che non conosci ma che vuoi cercare di capire e di imparare. Così, dopo lunghi preparativi, mi ritrovo sotto casa un giorno d’agosto con una pioggerella fine diretto verso le bollicine della Franciacorta…Chissà se mi daranno alla testa più le bolle o l’aria in faccia!

Già dalle prime pedalate capisco come sarà il viaggio: senza fretta e senza programmi. Il passo delle borse attaccate mi fa andare in cerca di rapporti agili. Il programma nella mia testa si fa più chiaro: fare chilometri nelle prime ore del giorno, sfruttare una pausa pranzo veloce e giungere al termine della tappa avanzando il tempo per un bucato (non sempre obbligatorio), un riposino ed una visita al luogo prescelto.

Ma il viaggio “è il viaggio stesso”. È il cielo sotto il quale pedalo, è il profilo delle colline che mi accompagnano, è il campo di pomodori che attraverso, è la pioggia che mi raffredda e mi colpisce violenta come a scuotermi, è il sole accecante che mi tatua la pelle, è l’albero di fichi sotto il quale mi fermo e che mi fa tornare bambino.

I giorni e i panorami si susseguono lenti e diversi, semplici e unici come la Val d’Orcia. La Toscana è una meraviglia e mi gusto tutto per la mia prima volta in questa terra.

Ogni posto attraversato mi lascia qualcosa: un colore, un profumo, uno sguardo, un sapore. È un dettaglio, ma ne è l’essenza. Nessun posto è approfondito, non ce ne sarebbe il tempo, l’adrenalina va alimentata o la fatica ha il sopravvento, e quindi continui ad “attraversare“ e non ti soffermi. Ma impari a percepire l’essenza dei luoghi, del tempo, delle persone che incontri e che ti accompagnano. Forse diventi più sensibile, forse diventi ancora più essenziale. Forse è in atto un altro cambiamento. Capisci che più che il tempo è la passione e il desiderio che ti fanno entrare nell’anima vera delle cose.

Dopo 10 giorni, un po’ di chilometri nelle gambe e una testa leggera e felice, mi trovo nella capitale, giro l’angolo e toh il Vaticano, qui un briciolo di emozione mi fa capire quanta fortuna ho avuto nel vivere e nel sudare un viaggio su due ruote, non convenzionale, faticoso ma intimo, fatto di piccoli gesti ma di grandi meraviglie.

Non sono ancora ritornato a casa ma già fantastico sul prossimo viaggio in bicicletta.
Non so ancora dove si andrà, ma so che di sicuro sarò disposto a fare la salita più dura, a sopportare ogni temperatura e a dormire per terra, a non lavarmi per giorni e a rimettermi sempre la stessa maglia, ma non sono disposto a non mangiare e a non bere del buon vino, tutti i santi giorni. Perché il panino dell’unico negozio di alimentari che incontri come un miraggio in mezzo al nulla, è qualcosa che ricorderai per sempre.

P.s. Grazie Davide Zandonella per gli ottimi consigli tecnici e preparati alle nostre prossime richieste che, temo, non tarderanno ad arrivare!